"DISOBBEDISCO!" @ DEBASER (I) by Il Levriero Staff
16/01/2007 at 21:06
Great "Disobbedisco!" review @ DEBASER (I) by EtroposDaimon/Alessandro (sorry Italian only)!
"Chiunque abbia sperimentato per una volta nella propria vita l’esaltante sensazione di trovarsi, inaspettatamente e provvidenzialmente, di fronte ad un’opera unica ed immensa (ed in questo caso, spero, non irripetibile), sa quale arduo compito sia cercare di ricomporre, attraverso le lettere, un’esperienza di tale profondità. Quest’album del recente, eterogeneo progetto musicale "Ianva" (sui componenti dell’ensemble, rimando al link citato per informazioni, che ad alcuni riveleranno gradite sorprese...), ha attraversato come una folgore l’orizzonte musicale italiano, collezionando calorose accoglienze da parte dei palati più raffinati ed attenti alle nuove proposte, ma forse non ricevendo quel riscontro mediatico che avrebbe invece meritato. Come si può facilmente evincere dal titolo dell’album e dal monicker della band, i contenuti significanti dell’esperimento si sviluppano all’insegna delle controculture antimodernistiche e neocrepuscolari (ma soprattutto "archeofuturistiche", secondo una celebre definizione di Faye, mutuata dai movimenti avanguardistici italiani d’inizio ’900) rivisitati in chiave storicistica, ed accentuando i caratteri più squisitamente "italiani". Il concetto stesso dell’album, esemplificato dalle vicissitudini dei due protagonisti durante l’ardita impresa fiumana, si esplica ricorrendo ad un dannunzianesimo "sui generis": romantico, oscuro e di un superomismo stanco e disilluso. Stravolti, i canoni del neofolk, del cantautorato francese "accordeonista" ed italiano di matrice genovese (mai commistione fu più proficua), si fondono in una miscela inedita e sorprendente, ma non ancora completa: spunti e citazioni che spaziano dal progressive nostrano, al dark rock, alla canzone napoletana, agli esotismi danzanti della musica latina formano un amalgama cangiante, che esalta entrambi i toni epici e malinconici dei vari episodi. I brani, appunto, spesso diversissimi tra loro e tutti, indistintamente, più che validi, sorprendono non solo per l’originalità degli arrangiamenti (mai banali, sempre inattesi), ma anche per la drammaticità delle liriche, le felici scelte effettistiche e di colore, i temi memorabili (sempre marcati dalla tromba, insieme eterea ed apocalittica). A variare è inoltre la durata dei brani, e la voce, sia al canto, sia nelle parti recitate o narrate: calda e sincera quella del "Maggiore Renzi", protagonista maschile; appassionata e venefica quella della musa "Elettra", controparte femminile. Impossibile ricordare degli episodi in particolare: qui la bellezza sta nell’unione delle parti che compongono il tutto. Impossibile altresì elencare la gamma di emozioni che l’ascolto reiterato, disperato di quest’album suscita: malinconia; ardore; irrefrenabile frenesia ed abissale sconforto; letizia, e, talvolta, un malsano senso d’impotente potenza. Due note prima di concludere. In primis, un avvertimento: l’album provoca una sorta di dipendenza che v’impedirà d’ascoltare nient’altro per almeno due settimane. Poi, una menzione speciale per l’artwork ed il "libretto" contenuto nel cd, davvero ben fatti. Spero che questo mio modesto contributo abbia levato la vostra curiosità. Qualora così non fosse, permettetemi comunque un consiglio: fate vostro questo gioiellino d’arte contemporanea, non è accettabile che siano in pochi a goderne. "