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"ITALIA: ULTIMO ATTO" @ IYE ZINE (I)  by Il Levriero Staff 01/09/2009 at 00:21
Another awesome review IYE ZINE (I) by Massimo Argo.




"Non so se vi siate mai chiesti in che razza di paese vivete. Non intendo quello del "papi" o di qualche altro triste politico, ma mi chiedo se mai vi siate interrogatti sulla natura dell’Italia, e dei suoi bizzarri abitanti : gli italiani, ovvero noialtri. La risposta poteva essere abbastanza facile se posta molti anni orsono, nel tempo delle ideologie, giuste o sbagliate che fossero, le quali marcavano un territorio attraverso valori e spirito di appartenenza. Ora tutto è Piatto, un nulla dalla P maiuscola, un completo sfascio, e non tanto per colpa di abuso di politica, ma proprio in quanto crisi di valori, crisi di stile, crisi di educazione.
Piccoli gesti quotidiani che diventano coltelli appuntiti carichi di maleducazione e odio, italica prevaricazione per soddisfare la passione nazionale : la furbizia. Se noi conoscessimo un pò di più la nostra storia, sia quella minuta che quella macroscopica, avremmo la possibilità di capire maggiormente il geist di questa nazione, la sua intima essenza. Io considero l’Italia una povera e vecchia signora, che gioca a fare la figa, che ne ha viste tante, e sopporta stancamente i tradimenti della storia e tanto altro, ma soprattutto come un’entità che si mostra molto diversa da quella che è in realtà, e quindi finge. Personalmente reputo la storia d’Italia una delle cose più interessanti, multiformi, bastarde e puttane che si possano trovare nel mondo.
Io odio alcuni miei compatrioti, odio chi è salito sul carro dei vincitori quando è caduto il fascismo, odio chi ha venduto il mio paese a un piano atlantico di morti e massacri per fermare un’altra ideologia di oppressione, odio chi ha ucciso il sommo poeta Pasolini, sommo perchè profondo conoscitore delle mutandine dellla Sig.ra Italia e dei suoi amanti, odio chi ha ucciso la Sig.na Montesi, odio chi ha bombardato Genova per liberarla, insomma odio, In questo disco, che non è un disco, ma un’esperienza multi - sensoriale , un viaggio attraverso la storia italiana, un tuffo incredibilmente veritiero nelle radici di un comune sentire.
Devo dire che raramente un disco mi ha così sconvolto, perchè questo dischetto è in realtà una fortissima catarsi, tira fuori certi argomenti che sono direttamente insiti nel nostro dna. Già dal titolo "Italia : ultimo atto", si capisce l’intenzione dei genovesi Ianua, ovvero rendere ormai noto ciò che è inevitabile : ce l’abbiamo nel culo tutti quanti. Siamo alla fine di un certo sistema, vedasi ultima crisi finanziaria, guerre infinite e molto peggio d’altro, l’occidente stà entrando nelle tenebre più spesse e tenebrose che abbaiate mai visto, E noi ci andiamo con in mano un cellulare e una chiavetta internet. "Il futuro è imminente e apocalittico...", questo tanto per cominciare l’incipit del disco, contenuto nel prologo, proveniente da una pagina di Pasolini delle "Lettere luterane".
Il prologo è ottiamamente recitato da Enrico Silvestrin, proprio quello che era su MTV, e che crescendo mi sono accorto che poi così coglione non era. Pasolini ti ammazza, ti squarta, ti prende per i capelli e ti infila la testa nella merda quaotidiana di questo paese. Il tutto scritto quaranta anni fà. Penso che Pasolini sia morto, perchè troppo incontrollabile, troppo vero e scomodo, troppo frocio, per un paese che voleva rimanere sordo, con un ebete sorriso stampato in faccia, mentre Mattei si schiantava in un pantano pavese.
Andiamo poi all’8 settembre 1943, spartiacque della scelta, dove la grandiosa voce di Mercy ci fà vedere che troppi sono saliti sul carro dei vincitori, continuando a salire e scendere per convenienza, fino a trovare una poltrona, o vantaggi personali. Quanti otto settembre abbiamo avuto in Italia? Ci spostiamo a Genova nell’autunno del 1942 : la mia città adottiva è sotto i bombardamenti alleati, che per stanare i tedeschi fanno strage di civili, e la giusta furia degli Ianua si abbatte sui presupposti liberatori, che poi non liberarono per niente Genova, poichè ci liberammo da soli il 24 aprile, senza l’aiuto di chi pochi anni prima aveva bombardato la città del Grifone.
Bellissima l’atmosfera ricreata da suoni apocalittici e elegantemente funebri, la voce di Franca Lai sullo sfondo impreziosisce una grandissima canzone. Per gli Ianua il ribelle è superiore al rivoluzionario, e anch’io la penso così, il rivoluzionario spesso scema d’intensità, il ribelle è sempre ribelle dentro. Nella " Stagione di Caino" c’è la terribile lotta fratricida tra fascisti e partigiani, con un pezzo strumentale con inserti sonori d’epoca, quasi un pezzo di musica classica, molto gradevole. Personalemente non considero sullo stesso piano repubblichini e partigiani, la grande parte di questi ultimi lottavano per la propria patria contro chi si era alleato contro l’invasore nazista. Certamente è un argomento insiodiosissimo e intrattabile in queste righe, ma per me è così, la resistenza è un valore. Nella seguente "Luisa Ferida" c’è la storia di questa attrice fucilata a Milano nel 1945, poichè presunta fascista o collaborazionista.
Diverse prove furono presentate a sua discolpa, ma il suo essere un simbolo nel bene e nel male la portò davanti al plotone. In "Bora" gli Ianua afforntano benissimo sia musicalmente che storicamente la difficilissima vicenda delle foibe e dell’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia. La tragedia di un popolo che viene allontanato dalle proprie case, ma gli slavi sotto il ventennio se la passavano decisamente male, e le prime foibe hanno accolto corpi di slavi, uccisi dai fascisti. La storia dev’essere raccontata in toto, non solo una parte. " In compagnia dei lupi" è il racconto di una domestica di una casa di ricchi, che vede un sacco di schifezze, ma tace perchè ha paura. Festini, cocaina e puttane, nulla di nuovo per noi, ma sicuramente nel 1953 sì, e in più muore Wilma Montesi, una giovane ragazza molto probabilmente per overodose di coca, ma il tutto è insabbiato, prima insabbiatura di una lunga serie tricolore...
Lo strumentale "Cemento armato" racconta lo sfinimento di una nazione che dovrebbe essere nel pieno del boom, ma le macerie di un urbanizzazione sfrenata di un paese ancora a maggioranza rurale lascia ferite indelebili.
Gli anni di piombo in Italia sono stati un periodo molto torbido, lunghissimo, e ancora non metabolizzato dal paese. Dal 1968 al 1980 moltissimi giovani morirono per le loro idee politiche per strada, durante una manifestazione o nella propria casa. Ovviamente tutto ciò era guidato da misteriosi burattinai, strateghi della tensione o semplici opportunisti, per quella che, per numeri e per intensità, fu una vera e propria guerra civile "..come sparo nella notte che v’attinga il mio disprezzo per voi che reggeste i fili per pontificare adesso dopo averci vellicato quando si mordeva il freno e per la Ragion di Stato che fà dire una di meno..." dal testo di "Pasionaria".
Nella seguente "Piazza dei cinquecento", si tratta della morte del Poeta Pasolini, che partì proprio con il Pelosi da Piazza dei Cinquecento, per andare verso quella morte ancora non chiarita, che segue la durissima esposizione pasoliniana del "Io sò...". Forse fu quello a spingerlo verso la morte, o forse l’aver indagato troppo in certe carte che porteranno alla scomparsa anche del giornalista siciliano ex repubblichino, Mauro De Mauro, forse... In questo pezzo compare brevemente anche Duke Montana del Truceklan, una gang di pazzi drogati a me molto cara, e non mi stupisce, che gli Ianua, che dovrebbero essere lontani mille miglia da loro, li sentono vicini, poichè la sensibilità artistica non si pone limti, confini o pregiudizi. La track successiva ,"L’estate dei silenzi", è un personale ricordo legato all’estate maledetta del 1980, quella di Ustica e Bologna, capolavoro finale della strategia della tensione, ultima pugnalata ad un paese totalemente perso.
Il capitolo finale, giustamente "Italia : ultimo atto", parla della totale disgregazione di un paese che stà velocemente andando verso le tenebre, un doloroso nulla. La canzone è splendida e accorata, contiene un patriottismo mai becero e revanscista, sincero amore verso una patria che sinceramente non mi riesce di amare, troppa merda, troppa.
Un disco eccezionale, che metto nella famigerata classifica dei miei preferiti di ogni tempo, un’esperienza esaltante , ma allo stesso tempo triste, le tenebre si avvicinano e solo l’amore può vincerle. Musica che diventa eterea, parole che entrano nel cuore con estrema sincerità, sono disarmato di fronte agli Ianua.
Questa opera non merita neanche una recensione, perchè, come poche altre, è assoluta e libera da ogni giudizio, godetevela e incazzatevi anche, questo disco serve anche a questo."

(Massimo Argo - IYE Zine (I) - Agosto ’09)


Our biggest thnx to Massimo Argo and all IYE Zine Staff!