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Blog details     07/05/2008  
 
 
  MAY 2008  
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"L’OCCIDENTE" @ HERZ UND GEIST (I) & "DISOBBEDISCO!" NEW EDITION  by Il Levriero Staff 07/05/2008 at 00:01
Awsome "L’Occidente" review @ HERZ UND GEIST (I) by Ottavio Chiodo



"L’eco di meraviglia e stupore delle precedenti uscite, ancora non spente, hanno fatto da apripista a questa nuova opera degli IANVA. Come i lettori ben attenti avranno notato, questa rivista ha avuto sempre un debole per i gruppi sinceri e capaci. Se a queste qualità si aggiunge un talento sopraffino arriviamo al cospetto del combo genovese.
In passato quindi, mai abbiamo nascosto la nostra ammirazione e riconoscenza verso una band che ha saputo non solo smuovere le stanche e pigre acque della scena musicale nostrana ma, con rigore e inventiva, ne ha rinverdito i fasti. Quasi un cammino a ritroso, un ricostruire un ponte con un passato NOSTRO. Un passato musicale ma anche ideale e culturale. Una riscoperta di radici e sensazioni che atavicamente sono impresse nel nostro retaggio quotidiano.
Come un fulmine a ciel sereno ecco quindi il nuovo parto sonoro: il mcd “L’Occidente” che in una manciata di nuove tracce si candida a divenire una nuova pietra miliare della musica italiana.
Il sound del gruppo ligure, come abbiamo modo di dire in passato, recupera tutta una tradizione musicale italica, con un sound corposo e costruito su armonie sorrette da una tecnica sopraffina. D’altronde un’orchestra (e chi li ha ammirati dal vivo, sa a cosa mi riferisco!) di professionisti non poteva non partorire che brani meritevoli. Come marchio finale ovviamente non possono mancare le liriche pregnanti e poetiche del duo Mercy-Stefania che in parte abbandonano le tematiche delle precedenti uscite.
La title-track mischia con sapienza un approccio da colonna sonora con l’humus da ballata struggente, il tutto sorretto da cori ed evoluzioni della fisarmonica di Davide La Rosa. Menzione particolare per l’epico finale condotto dal suono della tromba del maestro Fulvio Di Clemente. Degna chiusura di un brano che è meglio definire una denuncia verso quello che siamo, verso quello che siamo diventati. La denuncia verso una “civiltà” (la nostra) in cui di sacro vi è rimasto “giusto l’osso del culo” ed un invito a saper resistere al “vento che verrà”. Un pezzo che sa di rassegnazione ma anche di lucida presa di coscienza. Nemmeno il tempo di riprendersi che ecco avanzare la processione (o il racconto di essa) da parte di Stefania. Un resoconto, una panoramica di cosa ci si appresta ad assistere se doveste imbattervi in una manifestazione religiosa del Sud Italia. Un qualcosa a cui Stefania, ed anche il sottoscritto, ha avuto modo di assistere. Un miscuglio di reminiscenze pagane che convivono con manifestazioni attuali. Il tutto assume nel suo incedere un aspetto terso e sofferto, una consapevolezza a cui il “vattiente” (personaggio centrale durante le processioni della Settimana Santa) va incontro offrendo il suo dolore. “Chi doma il suo soffrire non vuole schiavitù” è il miglior modo per sintetizzare il significato di rituali antichi che ritornano in sogno di chi riesce a farli davvero propri. Solo chi riesce a superare questa prova iniziatica è pronto, come si usava fare nell’antichità, ad onorare gli Dei in piedi.
A mitigare tanta tensione ecco giungere la strumentale malinconia de “Il Sereno e la Tempesta, pezzo che introduce il finale di “In Battaglia”. Come chiusura del mini ecco la cover di “The Battle” degli Strawbs che stravolta nella resa sonora, diventa una nuova ballata che si ricollega alle tematiche di “Disobbedisco!”. Un pezzo eroico che racconta le vicende della battaglia del Monte S. Gabriele, avvenuta nel 1917 durante la Prima Guerra Mondiale.
Una lucida cronaca di uno scontro importante e decisivo per le sorti della guerra in cui con una vena poetica impeccabile vengono descritti gli stati d’animo e le varie fasi della battaglia. Una musica ed una linea vocale ed interpretativa che rimanda ai migliori cantautori italiani.
Con una punta di amarezza ci si scontra con l’impeto dello scontro e con la visione di una cruenta carneficina, una delle tante tappe di sangue e fango di cui è costellata la Grande Guerra.
Un’amarezza che è propria di buona parte di un lavoro sembra quasi una cartolina di addio spedito a chi è capace di accoglierne il messaggio. Un messaggio che profuma di nostalgia e raffinatezza. Gli ingredienti tipici di chi riesce ad incarnare alla perfezione gli umori di un’epoca di decadenza".

Ottavio Chiodo
(Herz Und Geist (I) n. 6/7- 2008)


Our biggest thnx to dearest Ottavio and all Herz Und Geist Staff


And...