DISOBBEDISCO!
Intro – Colpo Di Maglio
La Ballata Dell’Ardito
Vittoria Mutilata
XII – IX – MCMXIX: Di Nuovo In Armi!
Tango Della Menade
Sangue Morlacco
Per Non Dormire
Traditi
Fuoco A Fiume
Muri D’Assenzio
Outro – Amor Sola Lex
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INTRO – COLPO DI MAGLIO (instr.)
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LA BALLATA DELL’ARDITO
Dividendo l’acquavite ed il mio trinciato
forte
Sopra l’altipiano all’alba,
Io e un tenente prigioniero sprofondammo nel silenzio
Di quell’invernale calma.
L’aria tersa delle vette non recava quel fetore
Ch’era a entrambi familiare,
D’un’Europa di vent’anni presa nel filo spinato,
A marcir come il letame...
Ma se vi ho guidato è perché ero disperato,
Non intrepida irruenza, ma solo indifferenza.
E se mai fui Ardito, fu solo perché ferito
Ero da tempo e attendevo il momento
Dell’estremo congedo, del definitivo Credo
Di chi mai sentì giusto null’altro che il disgusto...
La battaglia del Solstizio s’annunciò con un tremendo
Rombo lungo tutto il fronte
Un buon giorno per morire, proprio quello che più a lungo
La sua luce al mondo infonde.
Li portai fuori cantando versi amari di condanna
Imparati in angiporto,
Confidando che la sorte raccogliendoci a manciate
Almeno raddrizzasse un torto.
Ma se fummo chiamati eroi ed encomiati
La trattativa il sangue scherniva,
E per tutti coloro che divennero concime
Un regio dispaccio di cordoglio vile.
Così presi licenza di sfidare la potenza
Non più di avversari che sanguinavano al pari,
Ma della mano che ordisce, in sicurezza e con decoro,
E strangola i popoli con catene d’oro.
Adesso ad un solo Superiore eternamente
Vado cercando udienza:
“Maggiore Renzi, presente!”
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VITTORIA MUTILATA
Ti ricordi il nostro anteguerra?
Sembra quasi impossibile, ora
Si credesse davvero la Terra
Luogo migliorabile ancora…
“Guerra sola igiene del mondo”, dicevi
E su tutto la convinzione
Che la militanza non fosse che Arte
E che l’Arte non fosse che Azione…
Amico mio,
Quanta castroneria in noi
(Che lungo addio…)
Che lungo addio che la guerra fu per noi
All’utopia…
Appena il tempo di vedere la realtà
Brucia una generazione
Appena liquidata un’autorità
Ecco un nuovo padrone
Con questo suicidio d’una civiltà
Nello scempio e nell’orrore
Un vecchio mondo ingiusto crolla e se ne va
Ma ne avanza uno peggiore,
Peggiore…
Ora è chiaro a cosa è servito,
Ed è ancora più chiaro chi è stato
A sbancare quel tavolo verde che ora
Rosso sangue è diventato.
Sospinti dal soffio dell’oro quei bari
Dell’autodeterminazione
Ci assegnano un ruolo da sgherri dismessi
Ora zitti, e via dai coglioni!
Amico mio,
Quante risposte che non ho
(Ma il sangue mio…)
Ma il sangue mio
E’ il solo conio che potrò
Battere…
Un solo grido “Hic Manebimus Optimae!”
No, noi non smobilitiamo
Un solo gesto “Audere Semper!”, altro non c’è
Le armi noi non deponiamo.
E restiamo,
Restiamo
Restiamo….
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XII – IX – MCMXIX: DI NUOVO IN ARMI!
Ad oriente ogni aurora appiccava un magnifico incendio
Che talvolta un nero andare di nubi incupiva.
Si scherzava con le bombe a mano, come fossero una cosa viva,
Bestie di casa le cui reazioni fino in fondo non puoi prevedere.
Ma le femmine si concedevano più volentieri
A coloro a cui meno importava morire!
C’erano casse di cognac e di munizioni,
C’erano gerani e bandiere a tutti i balconi,
C’erano guerci con folgori nell’unico occhio,
Eroi, guitti, tribuni acclamati ad ogni crocicchio
Di nuovo in armi! Di nuovo in armi! Di nuovo in armi!
Obbedire all’Amore è il novissimo imperativo.
Non turarsi il naso al fetore di una pace che offende,
Farsi beffe col gesto impulsivo di chi a un tempo desidera e prende,
E pisciare su decreti voluti da vecchi usurai.
E su orditi a misura di boia, di contabili e baciapile
Che al volo dell’aquila hanno sempre preferito l’ovile
C’erano canzoni, e per ogni canzone una donna,
C’erano illusionisti, ma non c’era inganno,
C’erano ragazzi dal formidabile cuore:
Si scatenava l’amplesso tra Musa e Furore!
Di nuovo in armi! Di nuovo in armi! Di nuovo in armi!
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TANGO DELLA MENADE
Per te
Dovrei essere Kali
La Dea
Madre di mille pugnali
Dovrei
Trovare un macabro gusto
A recar la tua testa
Spiccata dal busto...
Ero il plenario sanguinare
Che macella la Ragione
E di Dioniso la torcia.
Ora, invece, son qua
Come Lupa domata
A morire per te.
Di Menade è il tango che ascolti
Trascinato dai venti...
Per te
Iniziatrice sarò
Sovrana altera e schiava,
Sia d’Arcadia o di Giava
Quel dio rinnegherò.
Sono rubino e veneficio
E ancora spira di serpente,
E sono chioma di Medusa.
Poi d’un tratto mi scopro
Trepidante in attesa
Tu sai bene di che…
Tu che sei salso come il mare
Al mio palato, o militare
Fonte pulita da cui bere
Per riconsacrare
L’Inconnue redenta
Che s’affaccia in me
Di Menade è il tango che ascolti
Trascinato dai venti...
Perché
Luna nuova sarò
Meretrice e poi Santa
E la mia malapianta
In giglio io muterò
Trascino innanzi la mia piaga
Tra l’inanità e i silenzi,
Ma stupisci e ascolta, Renzi:
Finché ho un filo di fiato
Il mio canto infuocato
Per te leverò…
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SANGUE MORLACCO (instr.)
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PER NON DORMIRE
E’ accaduto qualcosa di davvero singolare,
Per dirla fino in fondo una pessima questione.
Sedetevi, tenente, ho bisogno di parlare:
Confido nella vostra discrezione.
Vi è mai capitato di avere un nemico
Che presta ascolto a quella stessa voce
Che vi frusta dentro come fosse vento, pur portando una diversa croce?
Se poi questo nemico ha la stolida saggezza,
Invincibile, della Femmina Ancestrale
E vi fa conoscere il sapore della beffa e l’istinto alla caccia più
brutale.
Io so che lei è stata là,
In luoghi dove io non ho mai osato addentrarmi perché
Ho avuto paura di essere un Re.
E poi so bene perché
Questo offende Dio,
Perché in un istante la sua vita e la mia
Saranno fuoco e poi cenere.
Voi comprendete, siamo uomini del resto,
L’incendio e il furore che solleva
Sentire che la Causa si fa pretesto per braccare una personale preda
Che lascia dietro sé una scia
Torrida come l’estate Egea,
Da arcaico sole nasce la sua vite
E l’ebbrezza già si fa marea.
Lo so... Tacete perché
Non vi sembro io e, forse, provate anche pena di me,
Ma non si può arrestare la folgore.
Così... Ora ditemi voi
Che dovrei fare io?
Quale soluzione adottare con Lei
Che folgore é già nel nome: Elettra!
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TRADITI (instr. + parlato)
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FUOCO A FIUME
Non è come sprofondare
Nella gora che accudisce,
E chi frequenta l’oppio
Fino in fondo ben conosce.
Non è scossa di morfina
Nelle vene in un crescendo,
Come mandria di cavalli
Resa folle da un incendio.
Vorrei che tu mi avvolgessi
Con premure, con amore
Dentro ad ingiallite bende
E mi donassi quel dolore
Che sa di vecchi orfanotrofi,
Di altalene rugginose,
Come foglie in braccio al vento
Nei tramonti, quando è ottobre.
Vorrei un rosario da sgranare
Mentre sul mio volto l’ombra
Di un reticolo di sbarre
Fa suggello a questa tomba.
Il mio sguardo ancora mendica,
Mentre si protende in alto,
D’esser perdonata e tratta
Fuori dal tuo braccio al fianco.
Non volermene mio Amico,
Pensa che la mia condanna
Io la sconterò vivendo,
Scivolando senza dramma
Dentro un tetro camposanto
Di siringhe e contenzioni,
Dov’è il mio stesso rimpianto
Che processa le intenzioni.
Dove il fuoco che ci arde
Non si estingue con l’Idea,
E lo scrigno dei ricordi
Tutto informa e nulla crea.
Dove l’urlo di battaglia
Che s’infuria contro il sole
Pare un’eco fredda e morta
Di passate ere d’Amore…
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MURI D’ASSENZIO
Muri d’assenzio dentro di noi,
Sorgeva un alba livida.
Dal fronte del porto il fuoco iniziò,
Sgomenti e scaltri sguardi che
Ci si scambiò.
Ma non si tremò, benché sbronzi.
Una compagine strana, la Legione Fiumana,
Con l’ardore incosciente che trascende il presente,
Gioia, bestemmia e abbandono in un unico dono,
Che degnifica al pari Patria e donne volgari.
Però di quante tormente sono stato sorgente,
Sul bordo di quanti vulcani mi sono bruciato le mani,
Quali alcove agognate nottetempo ho violate,
Vita come incursione e sedurre è un’opzione.
Muri d’assenzio e tabacco per noi.
Quel forte e buon macedone,
Un sogno che sfuma nel piombo, si sa,
Val bene un’avanguardia estetica,
Ma ora è la Realtà … All’armi!
Ma già l’artiglieria il sogno spazzava via.
Tra la folla impazzita io la scorsi, smarrita.
La bruna avventuriera con la bocca da fiera,
Disse: “Maggiore, io resto. Dove è Lei lì è il
mio posto”.
Ed io: “Si metta in salvo, tra un po’ qui farà caldo”.
Ci fu un unico bacio, ne ebbi il sangue incendiato,
“Ora vada, perdio! Che qui è affare mio,
E, se il Cielo ci assiste, ci vedremo a Trieste”.
Col suo profumo ancora nelle nari
Incontrai il mio destino con tanti miei pari,
E un’ infilata di “fuoco fratello”
Mi colse di schiena e mi snudò il cervello…
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OUTRO: AMOR SOLA LEX (instr.)